ESSERE ULTRAMARATONETI AL TEMPO DEL CORONA VIRUS 3: DONANDO SUL LAGO DORATO. LAGO D’ORTA MARATHON.

E così siamo al secondo appuntamento dello speciale calendario delle 11 Maratone della Speranza, organizzato dal Club dei Supermaratoneti, condito da due requisiti essenziali: la legalità e la solidarietà (per maggiori informazioni www.clubsupermarathon.it).

L’appuntamento di Pasquetta è quello sul lago d’Orta, definito il più romantico dei laghi italiani.

Situato in provincia di Novara, è teatro ogni anno di plurimi ritrovi del Club Supermarathon; negli anni passati si sono svolte la QUADRORTATHLON (quattro maratone in quattro giorni) all’inizio dell’estate per poi replicare  alla grande….quindi sarebbe il caso di dire decuplicare ….durante le vacanze d’agosto con la ORTA 10 IN 10, tutto sotto la regia impeccabile del padrone di casa il mitico Presidente del Club Paolo Gino.

Non sono mai stato presente in queste manifestazioni ma ho dei racconti precisi e dettagliati fatti dal mio amico Domenico, il quale non ne ha mai saltata una, ed ho avuto anche il piacere di vedere le meravigliose dieci medaglie incastonate insieme, ricevute al termine della faticosissima esperienza podistica.

Quindi  per me, nello svolgere la simulazione di questa gara è stato praticamente impossibile immaginare il lago d’Orta e allora i miei pensieri sono tornati sulla precedente gara: la Milano Marathon del 2015; anno in cui sono stato nel capoluogo meneghino accompagnato da tutta la mia famiglia e ne abbiamo approfittato per far visita ai miei zii milanesi (che purtroppo oggi sono letteralmente chiusi in casa per far fronte all’emergenza del corona virus).

In quella edizione, che in qualche modo ho rievocato con la maglietta e la medaglia dell’epoca, ho avuto il piacere di tagliare il traguardo con mia figlia Ilaria, che mi ha aspettava a trecento metri dall’arrivo e concludevamo insieme la gara nel rettilineo di Corso Venezia, chiusa abbondantemente sotto le quattro ore!

E’ stata una manifestazione corsa sotto un sole meraviglioso, quasi inaspettato per la città lombarda….quel sole che speriamo torni a splendere presto e che possa “asciugare” tutte le “cicatrici” che in questi giorni, troppo spesso, vediamo in TV.

ESSERE SUPERMARATONETI AL TEMPO DEL CORONA VIRUS 2:LA MILANO RESISTI MARATHON

In questa settimana prima di Pasqua due sono state le notizie più importanti riguardante l’epidemia in corso ed il mondo podistico; la prima, sicuramente più faceta, è quel video che si trova in ogni cellulare, che ritrae il podista che corre sulla spiaggia di Pescara inseguito da un agente delle Forze dell’Ordine….è inutile dire che ho ricevuto almeno dieci messaggi di amici di fuori regione che sostenevano che il podista ero io…!!!

La seconda notizia, purtroppo molto ma molto più seria, è stata la scomparsa di Donato Sabia, mezzofondista lucano, finalista in due olimpiadi ed attualmente Presidente della Fidal della Basilicata, stroncato, quindi giorni dopo suo padre, dal corona virus…

 

Inutile dire lo sgomento degli amici lucani e pugliesi che conoscevano personalmente Donato Sabia, grande uomo oltre che atleta di spessore, ed uno di essi, Antonio mi ha ricordato il giorno in cui ho avuto il piacere di intervistarlo alla partenza della Ultramaratona delle Fiabe di Rapone di qualche anno fa.

A proposito di amici, continua la serie delle maratone virtuali coordinate dal Club Supermarathon  del Presidente Paolo Gino, che dopo aver organizzato domenica scorsa la Milano Resisti Marathon, per lunedì di Pasquetta è prevista il secondo appuntamento: Donando sul Lago Dorato (per informazioni www.clubsupermarathon.it) .

Gli ingredienti sono sempre gli stessi: rispetto della legalità (correre in casa o al massimo in giardino) e slancio di solidarietà…a tal proposito il ricavato ad oggi è di oltre € 16.500,00.

Domenica scorsa, correndo la Milano Resisti Marathon, il pensiero non poteva non andare alle tre edizioni che ho corso realmente nella città meneghina: nel lontano 2005, nel  2015 ed infine in quella del 2017.

Ho corso con la maglietta griffata Armani (pacco gara dell’edizione 2017) ed alla fine ho rispolverato la medaglia della stessa edizione….forse la più bella!

Anche se sono molto affezionato alla mia prima esperienza a Milano nel dicembre 2005, giornata freddissima in una Milano innevata; era la mia seconda maratona (dopo l’esordio in quella di Roma) e, nonostante le avverse condizioni climatiche, sono arrivato brillantemente in Piazza Duomo dove stavano ad aspettarmi i miei due compagni d’avventura Antonello e Luigi.

 

L’INFORTUNIO….IL NEMICO INDESIDERATO….MA SI PUO’ USCIRE DA OGNI TUNNEL CON FIDUCIA E GRADUALITA’.

Stanco di passare le domeniche in bicicletta e guardare i miei colleghi podisti allenarsi per i vari “lunghi” (sono prossime le maratone di Bologna, Roma e Milano) ho cercato di leggere qualcosa per superare, almeno psicologicamente, visto che non ci riesco fisicamente, lo stress da infortunio.

Mi sono imbattuto con queste righe scritte dal mio amico Matteo Simone, psicologo dello sport ma soprattutto grande ultra maratoneta e triatleta; insomma una persona che non solo lo studia il mondo dello sport ma lo pratica con caparbietà e resilienza.

Ci siamo conosciuti in occasione della mia prima ultra maratona a Lucera (periodo che iniziavo a preparare la 100 km del Passatore) e ci siamo piacevolmente rivisti proprio in occasione della mia ultima maratona corsa ad inizio dicembre a Latina. Nel mezzo tante belle occasioni per correre insieme e parlare della bellezza e, nello stesso tempo, della durezza di questo sport fatto di tante belle soddisfazioni ma anche di dolori.

Ecco ciò che ha scritto Matteo e che ha cercato di “tirarmi un po’ su’” in quest’altro week end senza corsa.

La passione per uno sport permette di condurre uno stile di vita fatto di fatica e gioie, di relazioni, di mete e obiettivi da costruire. Lo sport fa prendere direzioni per raggiungere traguardi, mete e obiettivi difficili, sfidanti ma non impossibili superando eventuali imprevisti lungo il percorso con fiducia in sé, con impegno, motivazione, passione e determinazione.

Lo sport incrementa consapevolezza, sviluppa autoefficacia consolidando la fiducia in se stessi di riuscire in qualcosa.
È importante valutare momento per momento se quello che si sta facendo è in linea con il proprio desiderio e il proprio bisogno. Bisogna essere resilienti e pronti al cambiamento, rimodulare gli obiettivi in base alle proprie condizioni fisiche attuali.

Si può fare tutto gradualmente e progressivamente con cautela e attenzione, fidandosi e affidandosi, apprendendo dai più esperti e dall’esperienza, iniziando a piccoli passi lenti con minimi obiettivi e poi ognuno prende la sua strada più o meno lunga, più o meno difficile.

Lo sport che fa apprezzare albe e tramonti, mari e laghi, parchi e strade, partenze e arrivi, solitudine e compagnia, se c’è l’uno ci può essere anche l’altro, se c’è negatività ci può essere anche positività, se c’è tristezza c’è anche allegria, l’uno serve all’altro per dare più valore; se c’è tensione ci può essere più relax, in gran parte dipende da noi se accettare o cambiare stato.

Siamo noi che possiamo scegliere la direzione che vogliamo e mobilitare le energie per andare verso un maggior benessere verso mete e obiettivi difficili e sfidanti ma raggiungibili, cercando di trasformare sogni in realtà e se non ci riusciamo sorridiamo e riproviamo in modo diverso apprendendo dall’esperienza e non isolandoci in una zona di troppo confort, scegliamo la vita anche se comporta il mettersi in gioco, il rischiare di sbagliare.

Si può uscire da ogni tunnel con fiducia e gradualità, con piccoli movimenti un passo alla volta, con le risorse residue cavalcando l’onda del cambiamento, continuando ad approfondire la conoscenza del proprio corpo e della propria mente. E’ molto fiducioso Mouhamed Boumalha che ora sta sperimentando uno stop dovuto all’infortunio ma è consapevole dell’importanza dello sport e del vedere altri che fanno sport ricevendo coraggio, ecco come lo spiega:

“Ero atleta dal 1986 fino a 2016 o ho avuto la spina calcaneare al tallone e un’artrosi alle due ginocchia quindi attualmente sono in un tunnel senza luce ma quando vedo dei veterani come me fare la maratona questo mi dà un po’ di coraggio, chi non ha ancora fatto una gara non conoscerà mai la vera forza del suo corpo e della sua mente, correre è un mondo di scoperta, uno studio con tutto un equilibrio psichico e fisico. Viva la corsa, attendo con ansia la mia guarigione per ricominciare a correre più forte.”

Lo sport fa sperimentare benessere e anche performance e soprattutto fa incrementare fiducia in sé, consapevolezza delle proprie possibilità, capacità e limite e soprattutto resilienza per attraversare periodi anche molto difficili trovando sempre strade per uscire da gallerie e tunnel più forti e motivati di prima.

Matteo SIMONE

“BABBI NATALE IN FUGA”: UN SUCCESSO ….GLACIALE…!

La terza edizione della gara podistica non competitiva, svoltasi a Petacciato domenica 29 dicembre, valevole come ultima prova del Circuito Podistico CORRILABRUZZO, nonostante il grande freddo che ha condizionato la manifestazione, è stato un successo. Infatti, sono giunti nel borgo molisano poco meno di 250 atleti tra corridori e camminatori, che hanno colorato con i caratteristici vestiti da Babbo Natale, le vie del centro cittadino, nei tre giri del circuito.


La gara è stata vinta dal molisano Umberto Di Credico (A.S.D. Mistercamp), che ha preceduto il pugliese Felice dell’Aquila (A.S.D. Daunia Running) mentre sul gradino piú basso del podio é salito l’abruzzese Domenico Pracilio (Podistica S. Salvo).

In campo femminile la vittoria non è sfuggita alla super favorita Francesca De Santis (Atl. Casone Noceto) che ha preceduto Rosalba Monachese (Podistica S. Salvo) e Candida Pascale (Runners Termoli), tutti premiati dal Sindaco di Petacciato Roberto Di Pardo.


Alla gara erano presenti, a vario titolo, tanti ospiti invitati dalla Runners Petacciato, quali l’ultra maratoneta pugliese Domenico Martino (che ha corso la gara in camicia e papillon), Pinuccio Caruso, che è stato lo starter della manifestazione, Annalisa Cristoforetti, che ha accompagnato i suoi allievi del nordic walking (l’unica a non soffrire il freddo), il Dott. Lucio Del Forno, già pronto per il bagno a mare dell’imminente Capodanno, Mario Bomba con le sue riprese delle fasi salienti della giornata ed il Mago Tony, che dall’alto dei suoi trampoli ha fatto divertire grandi e piccini.


Un plauso va a tutta la società organizzatrice Runners Petacciato che con Gabriele, Said e tutti gli altri iscritti hanno messo in piedi una organizzazione veramente impeccabile con un ricchissimo ristoro finale che ha trattenuto gli atleti fin oltre le premiazioni.
A tal proposito, la squadra con il più alto numero di arrivati è stata la Podistica S. Salvo che ha preceduto, nella classifica per gruppi extra regionale, I Lupi d’Abruzzo e l’Atletica Rapino; mentre nella classifica per squadre regionali l’Athletic Termoli ha preceduto la Podistica Montenero e l’ASD Larino Run.


Alla fine della mattinata brindisi  finale (anche per la conclusione dell’ultima tappa del CORRILABRUZZO, con riconoscimento per il duo D’Andeo e Bascelli trionfatori del circuito 2019) e scambio di auguri per il nuovo anno.

RESILIENZA E AUTOEFFICACIA NEI MARATONETI ED ULTRAMARATONETI: LA PAROLA AL DOTT. MATTEO SIMONE.

Il Dott. Matteo Simone è uno di noi, nel senso che svolge il suo lavoro di psicoterapeuta stando in mezzo a noi maratoneti ed ultramaratoneti. Ho avuto il piacere di conoscerlo nel Dicembre 2015 nel bel mezzo della mia prima ultramaratona a Lucera e da allora le nostre strade si sono incrociate almeno una decina di volte (ricordo con piacere un incontro durante la Maratona di Ravenna a suon di urla per poterci salutare!) e, domenica scorsa, in occasione della Maratona di Latina, sono riuscito finalmente a prendere il suo ultimo “lavoro” editoriale:  MARATONETI E ULTRAMARATONETI:  ASPETTI PSICOLOGICI DI UNA SFIDA.

Di seguito una sua presentazione dell’ultima sua fatica editoriale (Edizioni Psiconline)  nella speranza di poterlo incontrare di nuovo durante una delle tante maratone che correremo insieme.

 

Scopriamo quali sono gli aspetti psicologici che determinano la resilienza e l’autoefficacia nei maratoneti e negli ultrarunner.

La Resilienza e l’Autoefficacia, soprattutto per quanta riguarda maratoneti e ultrarunner, sono concetti importanti nella psicologia dello sport, ma anche nella vita in generale, per raggiungere i propri obiettivi in qualsiasi campo. Il termine Resilienza deriva dalla metallurgia; indica la proprietà di un materiale di resistere a stress, ossia a sollecitazioni e urti, riprendendo la sua forma o posizione iniziale, così come le persone resilienti possono affrontare efficacemente momenti o periodi di stress o disagio.

Così come avviene negli sport di endurance, resistere e andare avanti, lottare con il tempo cronologico e atmosferico, con se stessi, con i conflitti interni; a volte sei combattuto e indeciso, tentato a fermarti, a rinunciare. Gli atleti, a maggior ragione i maratoneti e gli ultrarunner sentono di valere, di avere forza mentale, di saper prendere decisioni, di sentirsi leader, in sostanza aumenta l’autoefficacia personale nell’ambito sportivo, si sentono riconosciuti dagli altri, scoprono di possedere capacità insospettate: l’ultracorsa diventa una palestra di vita.

Si impara a valutare che per ogni problema c’è almeno una soluzione; tale soluzione ti porterà al traguardo finale, ti permetterà di superare gli imprevisti e tollerare le sofferenze. La pratica dell’ultramaratona permette di conoscere e scoprire delle risorse interne, che in situazioni ordinarie sono insospettabili. L’adattamento graduale a situazioni di estremo stress psicofisico permettono di esprimere delle caratteristiche che hanno a che fare con la tenacia, la determinazione, la resilienza, che accrescono la forza mentale per andare avanti, per raggiungere un obiettivo prefissato, per superare eventuali crisi lungo il duro percorso.

Ci sono diverse interviste dai principianti agli atleti nazionale e mondiali per rimarcare attraverso loro esperienze aspetti che determinano il benessere e che contribuiscono a raggiungere la performance. Tra gli aspetti della psicologia dello sport si tratta di lavorare su se stessi a partire dal respiro e sensazioni corporee, consapevolezze, aspettative, motivazioni, caratteristiche da sviluppare e potenziare. Determinanti sono le credenze, le visualizzazioni, i pensieri positivi, l’ottimismo.

Ho iniziato a proporre questionari e domande da circa 4 anni cercando di tirare fuori dall’atleta sensazioni, emozioni, aspettative, storie e aneddoti che servono prima di tutto allo stesso atleta per elaborare, fare il punto della situazione e servono ad altri come insegnamenti attraverso esperienze dirette integrato con aspetti e teorie di psicologia dello sport.

Nello sport di Endurance bisogna conoscersi bene attraverso esperienze dirette ed esperienze di altri. Sì tratta di conoscere bene il proprio fisico e la propria mente, capire se abbiamo sabotatori interni da gestire che vorrebbero che noi mollassimo. La chiave è avere ancoraggi di riuscita, di esperienze precedenti proprie o di altri, saper attendere, giocare di anticipo per non esaurire tutte le energie.

Lo sportivo affermato crede prima di tutto nel suo sport e poi nelle vittorie ma non a tutti i costi, se c’è passione e motivazione intrinseca che fa praticare sport anche per il solo piacere non c’è la pressione della vittoria. Anche familiari, amici e fan riconoscono che non si può essere sempre vincenti e continuano a essere accanto all’atleta.

L’infortunio fa parte della vita di maratoneti e ultrarunner ed a volte li destabilizza come se fosse un terremoto o un grave lutto che improvvisamente entra nel corso della preparazione o di una gara. L’atleta è consapevole che dovrà attraversare diverse fasi dall’accettazione allo studio del caso, sa che dovrà avvalersi di consigli e cure di esperti e professionisti da una parte per non aggravare la situazione, dall’altra per cercare di recuperare al più presto gestendo il tempo di attesa rimodulando gli obiettivi e distraendosi con piani B e C. Per esempio praticando possibilmente sport complementari, riprendendo settori della sua vita che ha trascurato, facendo lavori mentali di consapevolezza, fiducia, resilienza, visualizzazioni di esperienze precedenti superate.

Più aumentano le variabili per l’incremento della prestazione e più conta lo psicologo dello sport, più è sfidante lo sport più utile può essere l’intervento dello psicologo dello sport. Perché lo psicologo dello sport non dirà mai non lo puoi fare come dicono alcuni allenatori ma insieme si individuano le caratteristiche e le capacità occorrenti e da sviluppare per poterlo fare, quindi dirà se veramente lo vuoi fare ci lavoriamo insieme per capire come farlo. Quindi il lavoro è sulla consapevolezza su quello che si vuole e può fare, sull’incremento di fiducia basata su esperienze di riuscita e capacità dimostrate di possedere.

Matteo SIMONE

Psicologo clinico e dello sport, Psicoterapeuta

 

 

A VASTO SARA SIMEONI PER PARLARE DI IMPIANTISTICA DI ATLETICA E TERRITORIO

E’stata una bella manifestazione quella dedicata all’impiantistica di atletica e il territorio svoltasi nell’aula magna dell’Istituto Palizzi di Vasto, alla presenza della campionessa olimpica Sara Simeoni.

Hanno discusso dell’importanza di un impianto di atletica leggera regolarmente omologato nel territorio di Vasto gli atleti abruzzesi Miriam di Iorio e Giovanni De Benedictis (medaglia di bronzo alle Olimpiadi di Barcellona ’92), preceduti dal Presidente della Pro-Loco Mercurio Saraceni, organizzatore insieme ad Ottavio Di Tullio (responsabile provinciale del C.O.N.I.) e dalla dirigente scolastica Nicoletta Del Re; mentre hanno concluso la discussione sull’appassionante ed impegnativo argomento il Presidente Regionale del C.O.N.I. Enzo Imbastaro e l’Assessore Regionale allo sport Guido Liris, il tutto coordinato e moderato dalla competente giornalista sportiva Tiziana Smargiassi.
Tutti i relatori sono stati concordi nell’affermare che una struttura sportiva quale un impianto di atletica leggera favorirebbe in maniera esponenziale la pratica sportiva sia dei ragazzi che si avvicinano proprio nella scuola ad alcune discipline dell’atletica leggera, che alle persone più avanti con l’età che grazie alla pratica sportiva riescono ad avere uno stile di vita più sano e virtuoso.
L’atleta vastese Miriam Di Iorio ha ricordato i suoi spostamenti per allenarsi a Pescara, mentre molto esplicitamente Giovanni De Benedictis ha ammesso che se fosse vissuto a Vasto non avrebbe potuto costruire la carriera di marciatore che invece è riuscito a fare a Pescara grazie alla struttura esistente.
Commovente l’intervento della olimpionica di Mosca ’80 Sara Simeoni che ha illustrato (dopo che la sala ha avuto la possibilità di vedere tutti i suoi salti vincenti) tutte le difficoltà di una ragazza che viveva in un paesino di 2.000 abitanti fino all’arrivo nell’olimpo degli atleti più importanti, passando per esperienze quali olimpiadi, campionati mondiali ed europei.
Il presidente Imbastaro è sceso sul concreto valutando la spesa per un impianto omologato (completamente assente nel territorio da Lanciano a Foggia) in € 250.000,00 che potrebbe essere non solo un investimento “sportivo” per le future generazioni ma anche un’attrazione turistica, atteso che molte manifestazioni concentrate in tali tipi di impianto porterebbero sul territorio una quantità enorme di persone anche nei periodi “fuori stagione” che sarebbe, per una realtà a vocazione turistica come Vasto, sicuramente un fiore all’occhiello.


Presente all’incontro anche una delegazione della Podistica San Salvo, guidata dal presidente Michele Colamarino, che ha avuto modo di ricordare insieme alla campionessa Sara Simeoni il week end trascorso nel maggio 2010 proprio a San Salvo in occasione della duplice manifestazione “Ragazzi in corsa” dedicata ai ragazzi delle scuole medie del territorio della Valle del Trigno e dell’incontro organizzato nella sala convegni della Banca di Credito Cooperativo della Valle del Trigno e dalla Podistica San Salvo, sul tema della salute e attività fisica.

AUGURI AL “SIGNORE DEGLI ANELLI”

Oggi ha compiuto i fatidici 50 anni Yuri Chechi, campione olimpico della ginnastica (Atlanta 1996) ed atleta di grande spessore nel panorama nazionale.

La Podistica S. Salvo ha avuto il piacere di averlo come ospite, nel maggio 2017,  in occasione della manifestazione “RAGAZZI IN CORSA” svoltasi nella pista di atletica “Pietro Mennea” di S. Salvo e tutta la cittadinanza ha avuto il piacere di ascoltarlo la sera prima in occasione del convegno denominato “LO SPORT COME STRUMENTO EDUCATIVO” svoltosi presso i locali della Banca di Credito Cooperativo della Valle del Trigno.

Passione, impegno e divertimento sono state le parole che ha rivolto ai ragazzi, ai quali ha spiegato di non pensare assolutamente a diventare campioni ma vivere l’esperienza sportiva alla giornata quale strumento educativo soprattutto per le giovani generazioni, che educa e fa comprendere i valori fondamentali del rispetto, del lavoro di gruppo e del sacrificio; poi “se ci credi davvero tutti i sogni sono realizzabili”.

E’ stato abbastanza critico con la scuola italiana che, secondo il suo prestigioso parere, “non fa abbastanza, rispetto alle scuole degli altri paesi, per promuovere la cultura sportiva in mezzo ai ragazzi nell’età della scolarizzazione, dove l’educazione fisica rimane sempre una materia secondaria rispetto a tutte le altre quando invece le istituzioni scolastiche dovrebbero riformare questa concezione affinchè acquisisca quell’importanza necessaria tale da consentirle di educare con più efficacia ai valori verso il prossimo ed al rispetto delle regole, tutti valori che consentono di formare i giovani in grado di far crescere una società migliore”.

Ancora ha ribadito  “l’importanza dello sport in quanto capace di insegnare a lottare nei momenti difficili della vita poichè non bisogna soltanto allenare i giovani per individuare i campioni del futuro ma affinchè lo sport diventi il sostegno mentale e fisico di ogni individuo, cercando di sconfiggere uno stile di vita sedentario”.

E poi ha concluso con il descrivere l’emozione nel sentire l’inno di Mameli dopo la conquista dell’oro di Atlanta, e la delusione dopo l’infortunio del 2000, che però grazie alla sua abnegazione e testardaggine non gli impedì di cogliere la medaglia di bronzo alle Olimpiadi di Atene 2014.

Per tutti i ragazzi che hanno avuto la fortuna di stringergli la mano e per noi della Podistica S. Salvo che lo abbiamo “coccolato” con una cena a base di specialità sansalvesi è stato un’occasione bellissima vissuta con grande emozione ed entusiasmo.

 

LA ULTRAMARATONA DELLE FIABE DI RAPONE: UNA FESTA TRA AMICI

Il mese di settembre si è aperto con la ormai tradizionale ultramaratona delle fiabe, giunta alla terza edizione, svoltasi nel meraviglioso borgo lucano di Rapone (PZ).

E’ stato il “festival” dell’amicizia tra maratoneti ed ultramaratoneti che durante i 46,800 km del percorso cittadino, sotto il sole e la pioggia, non hanno fatto altro che correre tutti con il sorriso sul volto senza lamentarsi né delle condizioni atmosferiche né delle difficoltà dell’aspro percorso.

E così è stata una sfilata di vari ultramaratoneti coordinati da Antonio Leopardi Barra e Massimo Faleo, organizzatori impeccabili, sotto l’attento occhio vigile dell’Amministrazione Comunale di Rapone (con il sindaco Felicetta Lorenzo ed il vice-sindaco Anna Pinto in prima linea)  che ha preparato una serie di ristori per deliziare il palato degli atleti prima e dopo la manifestazione.

La partenza è stata preceduta dalla “preghiera del maratoneta” scritta e recitata da Don Pino Fazio, apparso in buona forma, confermato successivamente da un’ottima condotta di gara.

Durante la gara c’è stata l’”esibizione” della gran parte degli ultramaratoneti del centro-sud Italia a partire da quel fenomeno di Michele D’Errico, il siciliano doc che non ha voluto svelare il segreto delle sue prestazioni; il pugliese, prossimo alla Spartathlon 2019, Nicolangelo D’Avanzo (quarto assoluto all’arrivo); l’abruzzese Nicolino “Zuzù” Catalano per molti giri in testa alla gara; il Dott. Matteo Simone, il quale appena giunto all’arrivo, senza neanche riprendere fiato, ha dato una lezione di resilienza a tutti i presenti; Giambattista Genco, che non solo ha collaborato alla buon riuscita della manifestazione ma ha ottenuto un ottimo secondo posto di categoria; il barbiere del Matese Roberto Boiano, con il suo impeccabile stile di corsa; l’inossidabile Michele Debenedictis; la combriccola molisana (Aceto, Di Gregorio, Mignogna e Ponzio); il “polemico” Gorgoglione Andrea; il coloratissimo ed instancabile Domenico Martino; un pensieroso Pasquale Giuliani, impegnato per la prossima 100 km. del Gargano; il simpaticissimo Michele Calabrese, accompagnato da tutta la sua family; il sempre sorridente Francesco Capecci; il duo Gemma-Gemma, con un immenso Lorenzo con i suo occhi della tigre romagnola; un mai domo Guerino Pasquale, scioltosi solo nel finale di gara; l’immenso “monumento salentino” Vito Carignani e per finire le roi delle maratone ed ultra in Italia: il grandissimo Piero Ancora con le sue quasi 1.300 maratone/ultra, 16° nel ranking mondiale.

In campo femminile la parte della leonessa lo ha fatto sicuramente la simpaticissima Mariella Di Leo con il pettorale n° 109 scelto non a caso; l’indomita Cristina Petruzzelli; il duo lombardo Borgonovo-Bonizzoni, che ci ha regalato….non proprio a sorpresa, una diretta Facebook; la pescarese Paola D’Anteo; le mitiche sorelle Liberati, che hanno lasciato un’impronta indelebile sulla gara; l’inossidabile Sofia Fattore che ha cercato inutilmente di prendere la sua piccola e velocissima Roberta Varricchione (2° assoluta all’arrivo); la norvegese Mona Fristad, che ha dato quel tocco di internazionalità alla manifestazione; la sempre sorridente Mimma Caramia e la fortissima  Dora Trisolino, giunta sul podio.

E così anche il lupo comunal, testimonial di questa edizione (salutato da un simpatico balletto organizzato dalle ragazze di Rapone prima della gara) si è spaventato da tutti questi nomi e da tanti altri ancora che hanno onorato al meglio la gara, che, per la cronaca, è stata vinta da Emma Delfine ed Emanuele Coroneo.

 

CORRIAMO PER IL LUPPOLO: UNA GARA DI PASSIONE E AMICIZIA ALL’INSEGNA DELLO SPORT

Il consueto appuntamento podistico della vigilia di Ferragosto si è svolto nel migliore dei modi, visto che erano oltre 300 i partecipanti effettivi del 6° capitolo della Corriamo per il luppolo a Tavenna.

Questa edizione è stata caratterizzata dalla presenza di molti atleti provenienti da più parti ma tutti con un comune denominatore: stare a Tavenna per il gusto di divertirsi in amicizia, in ossequio al motto coniato per l’occasione dal social media manager Michele Scarlato “al nostro via… scatenate l’allegria…”

E così sono stati accolti con affetto gli atleti pugliesi dell’Avis di Torremaggiore, così come quelli campani della Podistica Alto Sannio di Benevento, tutti uniti con abruzzesi e molisani sotto l’egida del luppolo a volontà.

Particolare la condotta di gara dei ragazzi della Podistica S. Salvo, in particolare di Massimo Miri e Vincenzo Del Villano, i quali pur di bere qualche bicchiere in più di birra hanno affrontato un altro giro del circuito cittadino di 2,5 km.

Esilarante la prestazione di Giovanni Ferro (e dei suoi amici di Campobasso) che, seppur infortunato, ha immortalato la sua prestazione agonistica in numerose foto all’interno della cornice in legno ideata e realizzata per l’occasione.

A proposito di Campobasso, di rilievo sono stati gli interventi di Benito Grieco (Amatori Campobasso) e del Presidente dell’Atletica Podistica Castellino, che hanno evidenziato l’importanza di gare come la Corriamo per il luppolo dove l’agonismo lascia il posto alla convivialità e all’amicizia tra atleti che ogni settimana si incontrano nelle svariate gare podistiche.

C’è stata la presenza anche di Silvio Calice, il quale dopo l’esperienza della scalata del Corno Grande insieme al patron della manifestazione di circa un mese fa, ha mantenuto la promessa fatta ad oltre 2.900 metri di altitudine a Fabio ed è stato presente nel borgo molisano, accompagnato dalla Signora Vania.

Commoventi sono stati i commenti post gara da parte di molti atleti; in particolare di Gianfranco Cicchini che, seppur arrivato in ritardo a Tavenna insieme ad alcuni amici del suo gruppo walking, ha comunque percorso un giro del percorso ed ha avuto belle parole per la manifestazione, così come quelle proferite da Gabriele Berchicci, Presidente dei Runners Petacciato; infine da evidenziare il pensiero emblematico di Davide Barone della Podistica Vasto “credo che tutti gli organizzatori di gare vere dovrebbero dare un’occhiata a come si fa a radunare centinaia di persone sotto il segno della fratellanza sportiva, quella vera e magari a provare ad imitare lo spirito che si racchiude nella Corriamo per il luppolo….”.

Tutto ciò per dire grazie a Fabio Zara ideatore, organizzatore, coordinatore della manifestazione che insieme al Comune di Tavenna (con il Sindaco Paolo Cirulli ed il suo Vice Claudio Nuozzi in prima fila) al main sponsor Zara Cereali, a Cristian Buchicchio del Bar Sporting Caffè, alla Pasticceria Zara che ha “addolcito” il ristoro finale, hanno tutti insieme realizzato il sesto capitolo che, per la cronaca, è stato vinto da Stefano Ronchetti e Tiziana Lavacca.

 

CORRRERE SUL TAPIS ROULANT

Con l’arrivo della primavera è molto bello vedere tante persone che approfittano delle belle giornate per fare delle belle passeggiate o, meglio ancora, correre sul lungomare assolato.

Ormai, in questa bella stagione che sta per partire, l’attività fisica su un tapis roulant è soltanto un pallido ricordo delle fredde e buie giornate invernali.

Ma vi sono podisti che amano correre sul tappeto, in ogni periodo dell’anno.

Di recente ho avuto il piacere di conoscere il campione barese Vito Intini, che nello scorso inverno ha battuto dapprima il record mondiale delle 12 ore sul tapis roulant con una distanza di poco più di  152 km a Reggio Emilia e, non pago, l’atleta pugliese tre mesi dopo, nel marzo 2019 nella sua terra, e precisamente a Putignano, ha battuto il record delle 24 ore sull’attrezzo con la ragguardevole distanza di oltre 265 Km.

Come in ogni disciplina ci sono i pro ed i contro e, con tutto il rispetto per il campione pugliese, passare un’oretta sul tappeto mi pare già abbastanza per uno a cui piace respirare aria buona e che pratica questo sport anche per ammirare paesaggi e panorami.

Ma guardiamo anche i vantaggi:

  1. Correre sul tapis permettere di non essere sottoposti a pioggia, vento, neve, oltre al buio. Se posto in ambiente climatizzato rende possibile l’allenamento anche nei periodi più caldi ed afosi. Questo permette di effettuare sedute di allenamento in qualsiasi giorno dell’anno, a qualsiasi ora, in tutta sicurezza: un’ottima opzione per chi utilizza il tapis roulant per dimagrire o per chi segue tabelle di allenamento in funzione di uno specifico evento;
  2. I tapis roulant sono generalmente molto ammortizzati, riducendo la severità dell’impatto sulle articolazioni rispetto all’asfalto o al cemento;
  3. Una volta trovato il giusto equilibrio, correre sul tapis roulant può risultare più facile grazie alla estrema regolarità dell’appoggio (privo di dossi, pietre, buche etc.) e alla velocità costante;
  4.  Correndo sul tapis roulant è possibile guardare la TV o ascoltare musica, che per un principiante con scarso allenamento mentale può essere una buona fonte di distrazione dalla fatica;

Mentre i contro sono decisamente più significativi:

  1. Correre sul tapis roulant rende la corsa “noiosa”: bisogna ammettere che la corsa all’esterno permette di variare molto di più l’ambiente di allenamento ed il paesaggio contribuendo ad alleviare la fatica;
  2. Per la maggior parte delle persone correre sul tapis è più faticoso. Questo perché il movimento del tappeto porta indietro il piede proprio nel momento in cui l’avampiede dovrebbe spingere in avanti il corpo dell’atleta. Ne consegue un movimento che per molti utilizzatori risulta innaturale e difficoltoso, rendendo molto arduo mantenere velocità elevate;
  3. Correre su un tapis comporta il doversi allenare al chiuso, di solito in una palestra, dove il clima è, per la maggior parte dell’anno, più caldo rispetto all’esterno. Questo comporta maggiori problemi di dissipazione del calore e quindi determina una minor resistenza agli sforzi prolungati e/o intensi;
  4. Poiché manca la spinta in avanti, si lavora di più di quadricipiti e, per evitare il contatto con il nastro, si tende a sollevare maggiormente il piede con conseguente maggior lavoro del tibiale anteriore. Molti soggetti riscontrano un maggiore senso di affaticamento. In definitiva, a mio avviso, il tapis roulant e’ utile solo se non si sta ricercando la massimizzazione del proprio allenamento e della propria prestazione. Basti pensare che pochissimi atleti professionisti preparano le proprie gare sul tapis. Al contrario, può risultare piuttosto utile come strumento per il cardiofitness ai fini del dispendio calorico, quando si intende la corsa come mezzo per il dimagrimento.