CR7, LORENZO GEMMA, LUCA ONOFRILLO

Tempo addietro leggevo un articolo sulla differenza tra il prezzo ed il valore di alcuni campioni dello sport e il giornalista metteva in evidenza che spesso i più pagati erano indubbiamente anche quelli che valevano di più non solo in termini sportivi ma soprattutto in termini sociali. Così si scopriva che Cristiano Ronaldo era diventato un credibile testimonial dell’AVIS in quanto, per sua scelta, non “sporcava” il suo corpo con dei “modaioli” tatuaggi per non pregiudicare il suo periodico  appuntamento con la donazione del sangue, in ossequio ai valori trasmessi dalla mamma Maria Dolores.

Così un giorno, nel corso di una delle tante maratone corse insieme, mi avvicinavo a Lorenzo Gemma, mitico ultra-maratoneta romagnolo (con origini pugliesi) e gli spiegavo che, dati alla mano, lui valeva molto di più di Cristiano Ronaldo, viste le sue oltre 850 maratone/ultra svolte e, soprattutto le quasi 200 donazioni di sangue effettuate.

Infatti,  pochi sanno che il mitico Lorenzo, oltre a macinare chilometri e chilometri ogni domenica in ogni parte d’Italia (non disdegnando di fare qualche puntatina, con la sua fedele compagna di viaggio Rita, anche all’estero) impegna il suo tempo come donatore di sangue (non a caso l’ho visto sempre correre con la casacca AVIS FORLI’) e, oltre ad aver corse decine e decine di 100 Km, trascorre le proprie giornate come autista di mezzi per spostare i disabili in città, oltre che essere un valido componente della locale squadra della Protezione Civile.

Quindi, non bisogna valutare le persone solo per ciò che sono conosciuti, ovvero i goal di CR7 o gli arrivi al grido “…e stasera si….” nelle maratone svolte in ogni angolo d’Italia da Lorenzo, ma occorre apprezzarli e valutarli anche per le virtù un po’ nascoste e che vanno sicuramente evidenziate.

In tutto ciò cosa c’entra Luca Onofrillo?

I goal alla Ronaldo, nonostante l’impegno, non credo che sia in grado di farli….i chilometri di Lorenzo spero che un giorno possa iniziare a farne almeno qualcuno….ma in compenso stamani ha finalmente effettuato la sua prima donazione di sangue, che per un neo diciottenne (con la fissa per la patente, con la possibilità di potersi firmare finalmente le giustificazioni da solo ed il “pensiero light” per la maturità prossima) è già qualcosa di importante….soprattutto per il suo futuro!

 

IL 21 MARZO 2013 CI LASCIAVA PIETRO MENNEA

Il 21 marzo 2013 ci lasciava forse il più grande campione dell’atletica leggera italiana Pietro Mennea.

A S. Salvo, due anni prima, avevamo avuto il privilegio di conoscerlo veramente da vicino grazie alla duplice manifestazione “RAGAZZI IN CORSA” ed al convegno “L’ETICA NELLO SPORT” organizzate dalla Podistica S. Salvo in collaborazione con la Banca di Credito Cooperativo della Valle del Trigno.

Qui di seguito un articolo che scrissi il giorno che “la freccia del sud” è venuto a mancare scritto su S.SALVO.NET.

 

Arrivò un venerdì pomeriggio di maggio in auto direttamente da Roma nell’hotel che lo avrebbe ospitato nel week end a San Salvo, invitato alla Podistica San Salvo per un convegno presso la sala della Banca di Credito Cooperativo della Valle del Trigno e quale testimonial dinanzi ai ragazzi delle scuole medie del comprensorio della Vallata del Trigno.

Ad accoglierlo c’era il Presidente Colamarino un po’ emozionato dinanzi ad un “mostro sacro” dello sport italiano. Io arrivai con la mia figlioletta Ilaria alla quale tentai di spiegare in pochi minuti chi era quel signore che tanto aveva corso veloce nella sua vita.

Appena scendemmo dalla macchina Pietro salutò Ilaria regalandole subito una sua cartolina con tanto di dedica che il giorno dopo fece il giro della classe.

Colpì subito la sua grande umanità.

Quando gli dissi che era stato uno dei più grandi personaggi della mia infanzia mi guardò strano; per convincerlo gli dissi che tra noi ragazzini c’era l’abitudine di dire “e che sei Mennea…” per apostrofare qualcuno che si spostava rapidamente e con velocità. Lui fece un grande sorriso!

Durante l’incontro con i ragazzi, intitolato non a caso “L’ETICA NELLO SPORT”, sottolineò la grande importanza della forza di volontà: si definiva uno “sfigatello” per via di quel fisico minuto ma cercò di spiegare ai ragazzi la grande determinazione negli allenamenti, l’immensa voglia di fare sport in un posto dove non c’erano risorse, l’abnegazione nel lottare contro le fatiche che gli imponeva il suo allenatore, la voglia di recarsi al campo di gara anche il pomeriggio di Natale (beccandosi il rimprovero del custode!). “Non svendete mai la vostra vita, ragazzi” disse con espresso riferimento alla rinuncia che egli stesso aveva fatto di un contratto per un reality televisivo, che prevedeva un guadagno pari a tre volte quanto aveva guadagnato in tutta la sua carriera sportiva.

Parlate sempre con i vostri genitori….nel bene e nel male sono sempre i vostri interlocutori naturali” citando l’esempio della collega americana Marion Jones che all’apice della sua carriera viaggiava con allenatori, manager e consulenti vari in giro per il mondo ma quando è scoppiata la questione legata al doping si è presentata in conferenza stampa piangendo solo in compagnia della madre, l’unica che non lo aveva abbandonata a differenza di tutti i membri del suo staff.

La lezione dell’ottava corsia….”Nella vostra vita non dovete mai abbattervi alle difficoltà che incontrate ma dovete cercare quella corsia non occupata da altri che vi permetterà di esprimere tutte le vostre capacità“.

È poi una serie interminabile di aneddoti: ” le sei poltrone olimpiche” frutto della vittoria alle Olimpiadi di Mosca, l’incontro con lo stupito Cassius Clay, il suo primo rivale nella prime gare giovanili “tale Pallamolla”, il paragone con Usain Bolt, la disperazione del figlio del suo allenatore Vittori ed infine l’impegno con la Onlus Fondazione Pietro Mennea che si occupa di ragazzi sfortunati.

Tutto il mondo ha conosciuto le imprese sportive di Pietro Mennea, tutti gli sportivi hanno assaporato le vittorie in svariate gare di Pietro Mennea, tutti i tifosi hanno gioito per le sue imprese alle quattro Olimpiadi, nei Mondiali, negli Europei ed in occasione del record mondiale di Pietro Mennea ma non tutti hanno avuto la possibilità di conoscere l’uomo Pietro Mennea, carico di amore per lo sport e per la vita, fatto di grande dedizione, sacrificio e passione, quella vita che, purtroppo, si è spenta questa mattina lasciando un sapore amaro a tantissime persone, anche ai giovanissimi che non lo avevano mai visto in azione ….anche alla mia piccola Ilaria.

DON PINO FAZIO: DALL’ALTARE ALL’ULTRAMARATONA

Nel mondo del podismo si fanno tanti incontri ma quello con Don Pino Fazio è stato da subito molto particolare: eravamo alla Ultra Maratona delle Fiabe a Rapone (PZ) e mentre presentavo i top runner della manifestazione mi si avvicina un atleta con un foglietto in mano dicendomi se potevamo recitare, prima della partenza, la Preghiera del maratoneta.

Ho avuto modo di incontrare nuovamente Don Pino, guarda caso in un’altra ultra maratona, e non mi sono fatto scappare l’occasione di fare quattro chiacchiere con una persona veramente molto interessante.

1)Credo che non sia facile per te conciliare la vocazione religiosa e l’impegno sportivo, anche perché oggettivamente sarebbe più semplice dedicarsi ad uno sport di squadra o ad a un’attività sportiva un tantino meno impegnativa. Ma la scelta è ricaduta sulla ultramaratona. C’entra qualcosa il fatto che nel tuo paese Curinga si svolga da alcuni anni una sei ore?

Si. Ho iniziato a fare sport maturando in me stesso la convinzione della satira di Giovenale “Orandum est ut sit mens sana in corpore sano” (tradotto in italiano “Bisogna pregare affinchè ci sia una mente sana in un corpo sano”). L’uomo dovrebbe aspirare alla sanità dell’anima e la salute del corpo. Quindi il corpo e l’anima possono crescere e svilupparsi soltanto insieme (ad esempio facendo sport dovrebbe aumentare il coraggio della persona nell’affrontare le avversità della vita). C’è un’unità psicofisica in ciascun uomo. In me la sedentarietà e l’obesità stavano prendendo il sopravvento impedendomi di dare il meglio di me stesso, anche dal punto di vista pastorale. Nel 2015 pesavo 128 Kg, avevo quindi raggiunto il limite e dovevo fare inversione di marcia, soprattutto per stare meglio ed evitare anche eventuali malanni futuri. Così ho iniziato a fare sport comprando un tapis-roulant e correndo su di esso per 45 minuti ogni sera. Poi dopo 5-6 mesi ho iniziato a uscire facendo 8-10 Km. Mi sentivo molto meglio. Col passare del tempo e con un po’ di impegno ho perso in due anni 40 Kg, aumentando i Km percorsi fino a 28. Poi la sei ore di Curinga mi ha dato gli stimoli per affrontare le ultramaratone e così è iniziata la mia avventura da ultramaratoneta.

2) Come fai a trovare il tempo per poterti allenare in modo costante? Non hai paura che i tuoi parrocchiani possano criticarti per il tempo che “perdi” nel dedicarti allo sport?

Mi alleno 2 volte alla settimana in orari che non mi impediscono di svolgere al meglio le mie attività parrocchiali. Per questo esco alle 12.00 per gli allenamenti e termino alle 14.30. Quindi unisco lo sport a due digiuni settimanali e anche alla preghiera.

3)  Preghiera ed attività sportiva sono due attività molto intime dell’animo umano: sono conciliabili?

Si sono molto conciliabili per diversi motivi: correre aiuta a contemplare la natura e ad apprezzarla come dono di Dio; inoltre è manifestazione di gioia e di lode a Dio per il dono della vita; poi ci aiuta a sentirci parte di un mondo meraviglioso in cui bisogna rispettare tutti e amare il prossimo. Io spesso, mentre corro, ascolto alcuni canti di Chiesa ritmati e trasformo lo sport in preghiera. Poi quando si fa sport da ultramaratoneta ci sono anche dei momenti difficili da superare in cui si chiede l’aiuto al Signore. Finora non ho incontrato ultramaratoneti atei. Poi bisogna anche capire che l’attività del corpo aiuta l’anima ad essere più attiva. Quindi lo sport aiuta la preghiera, favorisce la meditazione, aiuta l’anima ad elevarsi con più facilità verso Dio.

4) Riesci a coinvolgere nell’attività sportiva dei colleghi o dei tuoi parrocchiani?

Con alcuni sacerdoti ci ritroviamo una volta al mese per fare una partita di calcio: questo è già tanto. I miei parrocchiani penso che trovino in me anche un motivo per vincere la sedentarietà anche perché mi hanno conosciuto obeso. Fare sport fa bene a tutti.

5) Il Tuo ricordo più bello durante una gara podistica qual’è stato?

I ricordi sono tanti ma molte di più le emozioni. I momenti più belli nelle gare sono la partenza e l’arrivo (come anche nella vita i momenti fondanti sono la nascita e la morte…). Però posso dire che durante la corsa vivo momenti molto belli soprattutto quando ringrazio il Signore.

6) Ti imbarazza parlare pubblicamente di questa Tua attività ?

No. Quando qualcosa è bello e fa bene non bisogna nasconderlo.

7) Prossime gare?

Io penso di fare 5-6 gare all’anno. Il 23 marzo vado a Putignano (BA) per la sei ore di S. Giuseppe. E’ il santo di cui porto il nome. Quando mi assento per qualche gara è ovvio che la mia parrocchia non rimane senza sacerdote perché provvedo in tempo a trovare i sacerdoti disponibili che svolgeranno tutto ciò che è necessario.

8) Come è nata l’idea di comporre e recitare “La preghiera del maratoneta”?

E’ un modo per affidare a Dio la gara podistica che sta per iniziare e che avrà momenti belli ma anche altri di fatica. Nella preghiera la maratona è paragonata alla vita. Quindi è uno stimolo a vivere la vita chiedendo sempre l’aiuto di Dio perché tutto si svolga per il meglio. Andrebbe pregata in tutte le gare.

 

9) Come si comporta quando sente nel gruppo qualcuno che dice parolacce o frasi sconvenienti?

Bisogna aiutare le persone a riflettere con calma imparando a dominarsi, soprattutto nelle parole, quando si è esasperati per qualche motivo o qualche sofferenza soprattutto psicologica. Lo sport aiuta a scaricare tensioni accumulate e quindi a calmarsi. Dopo mezz’ora di attività fisica il cervello sviluppa una sostanza, l’endorfina, che dà un senso di benessere fisico e psicologico. Consiglio di fare molto sport a tutti coloro che portano un po’ di rabbia nel cuore ma anche a coloro che si sentono un po’ depressi, abbattuti, soli. Alcune volte fare sport vale molto di più dell’uso dei psicofarmaci.

Don Pino Fazio da Curinga testimonia il fatto che non bisogna fare dei tempi super per essere dei grandi podisti ma si è grandi nella corsa anche con la forza interiore!

 

 

LE 100 MARATONE/ULTRA DI MARIELLA DI LEO

 

Domenica scorsa a Lucera in occasione della prima edizione della “6 ORE DI LUCERA CITTA’ D’ARTE”, magistralmente organizzata dal locale team podistico guidato dal mitico Domenico Martino, c’è stata la festa alla simpaticissima maratoneta pugliese Mariella Di Leo, che ha disputato la 100° maratona/ultra della sua carriera.

Erano in tanti ad urlare il suo nome su tutto il circuito cittadino di Lucera, a  partire dallo speaker della manifestazione Roberto Paoletti  ed a seguire moltissimi colleghi podisti che hanno condiviso, negli ultimi anni,  chilometri e chilometri con la bionda stakanovista podista pugliese, che nell’occasione sfoggiava un bel paio di occhiali da sole con il simbolo 100.

Durante la giornata c’è stata l’occasione per fare un po’ il punto della situazione della carriera della infaticabile Mariella, che si è resa disponibile a rispondere ad alcune domande.

Cosa significa disputare 100 maratone/ultra?

“Aver raggiunto questo traguardo per me é la conferma che nella vita  se vuoi puoi andare oltre, io non dico che possiamo fare tutto, ma almeno possiamo provare…io non pensavo mai di riuscire a fare una di maratona,oggi ne ho fatte in effetti parecchie!”

Ti ricordi la Tua prima maratona ?
“La prima maratona é come il primo amore,non si scorda mai: Maratona di Roma 2010..ho tagliato il traguardo piangendo come una bambina ma con la consapevolezza di aver scoperto di avere una forza da guerriera!”

Festeggiare questo evento a Lucera pare che non sia stato casuale vero?
“Ho scelto volutamente Lucera perché innanzitutto volevo vivere il mio traguardo nella mia terra,circondata dai miei amici , poi mi piace sostenere le nuove iniziative e vedere che era la 1^edizione non mi ha fatto esitare a scegliere Lucera e sono stata felice della mia scelta perché ho trovato  organizzazione, accoglienza, assistenza, percorso, premiazioni, pacco gara, medaglia, volontari, ristori….tutto degno di una gara con esperienza decennale,ci hanno messo il cuore…10 e lode a tutti!”

Si conosce il Tuo impegno nel sociale oltre che in quello sportivo; puoi dire qualcosa a riguardo?
“Quando corri ogni Domenica, in tutta Italia, vivi e vedi realtá sempre nuove. Io ho incontrato una volta un gruppo che accompagnava un ragazzo disabile, tornata a casa li ho cercati e ho chiesto di unirmi a loro, sono le maratone piú belle che ho vissuto: mettere le mani su quella carrozzella ti da la consapevolezza di diventare le loro gambe e questa cosa non si puó descrivere. Grazie a Fabrizio ,Alessandro,Tommaso e Michele che mi permettono questo!”

Cosa Ti senti di dire a tutte quelle ragazze che sostengono che non hanno tempo per poter dedicare all’attività sportiva in generale ed alla corsa in particolare?
“A chi mi dice: non ho il tempo! rispondo: non ti vuoi bene abbastanza!
Per correre non serve gran che: un pantaloncino, una maglia, un paio di scarpe e tanto amore per se stessi. Io quando ho cominciato avevo i bambini piccoli e non volendo togliere nulla al mio ruolo di mamma, moglie e figlia, andavo quando tutti dormivano, la mattina alle 5…quella corsa mi regalava un energia pazzesca e riuscivo a fare e a dare tutto al meglio..provare per credere!”

Racconta un aneddoto curioso avvenuto durante una gara.
“In gara ho vissuto esperienze uniche e indimenticabili. Alla Maratona di Torino durante la gara chi mi era vicino stava mollando, non voleva piú vedere la strada, era sfinito…gli ho fatto chiudere gli occhi, l’ho preso per mano e l’ho portato al traguardo contando ad alta voce i metri che ci mancavano a raggiungerlo…a pochi metri dal traguardo mi ha preso in braccio e abbiamo tagliato il traguardo cosi.. indimenticabile!”
Quale sarà il prossimo obiettivo?

“Prossimo obiettivo: ritorno a New York e vorrei aggiungere altri due tasselli per conquistare il traguardo della “Major”(Londra 2019 e Chicago 2019).”

Al traguardo Mariella era raggiante (abbracciata dai tanti colleghi del team Barletta Sportiva, sua seconda famiglia e dai podisti del Club Supermarathon)  come se non avesse corso i 43 km previsti tanto era la felicità per aver raggiunto un traguardo così importante proprio nella sua Puglia!

 

LE MARATONETE ITALIANE BATTONO I MARATONETI ITALIANI

E si…è proprio vero che il gentil sesso è sempre più forte in molti ambiti e dal 2018 lo è anche nella regina delle gare di atletica, ovvero la maratona!

Infatti, nel corso dell’ultimo anno, si è registrato un calo generale del 4% (37.874 gli italiani che hanno chiuso almeno una maratona) rispetto all’anno record del 2017 (39.460). Però il dato particolare è che mentre i maratoneti scendono dai 32.755 del 2017 ai 31.002 dell’ultimo anno, le maratonete crescono costantemente dal 2013 fino ai 6.871 del 2018.

Nel consueto censimento annuale sui numeri ed abitudini dei maratoneti italiani è emerso anche che la Maratona di Roma è stata la più partecipata (11.675 classificati) seguita da quella di Firenze (7.606) e sul gradino più basso dell’ipotetico podio sale la Maratona di Milano con 5556 atleti all’arrivo di Corso Venezia.

Altro dato importante sulle abitudini dei maratoneti italiani è la voglia di gareggiare i 42.195 metri oltre confine: la maratona all’estero con la più alta presenza di italiani è come al solito la Maratona di New York (2.983) che precede quella di Valencia (1.870) e la Maratona di Berlino (1.019).

Infine, in tutto il territorio nazionale, dalla Valle d’Aosta alla Sicilia, si sono disputate ben 106 maratone, mentre i maratoneti italiani sono stati classificati in 126 maratone in tutto il mondo.

Il miglior maratoneta italiano con il tempo di 2h 10’ e 45’’ è stato Stefano Meucci, mentre la migliore maratoneta è stata Sara Dossena con il tempo di 2h 27’ 45’’.

Intanto nell’ambiente dei maratoneti non è passata inosservata la notizia bomba, di portata storica, che parla di un’apertura per tutti i maratoneti alle Olimpiadi di Parigi del 2024: sicuramente molti maratoneti italiani, ma anche molti abruzzesi stanno già preparando il trolley!

L’annuncio del Comitato Olimpico è stato il seguente:  “Per la prima volta nella storia dell’olimpismo, Parigi 2024 vi permetterà di correre la maratona nello stesso giorno e nelle stesse condizioni degli atleti olimpici. Un’esperienza unica che vi segnerà per la vita”.